Un’ipotesi che facciamo – ma è solo un’ipotesi – è quella di trasferire tutto il patrimonio pubblico ai comuni, alle regioni dove si trovano gli immobili, in modo che siano loro a valorizzare questi beni. Sulle spese credo che ormai si stia formando un consenso: non partiamo dalla spesa storica, che contiene le distorsioni storiche, partiamo da standard nuovi, comuni, sui quali poi si giocherà al meglio o al peggio; ma certo non possiamo andare avanti con un sistema che nel 2000 spendeva per le invalidità circa 6 miliardi di euro, che oggi, dopo il Titolo V asimmetrico, ne spende più di 12. Un raddoppio delle spese di invalidità non è giustificato dal declino demografico della popolazione, dall’abbattimento sulla nostra popolazione di eventi catastrofici esterni, non è del nord, del centro, del sud, non è di destra, non è di sinistra, non è dei grandi o dei piccoli; è un fenomeno tuttavia insostenibile. Siamo di fronte, quindi, ad alcuni provvedimenti – in questo caso quello che riguarda anche la sanità – che non siamo soltanto noi a non condividere, ma anche i vostri alleati nelle varie regioni d’Italia perché si vedono sottratti dei fondi indispensabili per mandare avanti un sistema sanitario con i criteri della minima decenza.
Credo che la sede giusta, anche perché si tratta di un collegato alla legge finanziaria, sia la Camera dei deputati; non la sede del Governo o di un ministero, ma la Camera politica dei deputati (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Reputo, quindi, che sia preliminare la chiarezza su come vengono formulate, per esempio, le stime del fabbisogno e fondamentale rafforzare i Servizi bilancio di Camera e Senato che sono indipendenti dal Governo perché non possiamo approvare a scatola chiusa provvedimenti così impegnativi e questo ragionamento vale indipendentemente dalla maggioranza che è al momento al Governo. Questo, come dico, è sintomatico di un rapporto unilaterale che il Governo vuole con il Parlamento, del quale, forse, anche la stessa maggioranza deve prendere attoPag. Stupisce che il Governo e la maggioranza procedano con questa disinvoltura con un decreto-legge sulle tematiche del lavoro dipendente della pubblica amministrazione e su tante materie per le quali un adeguato confronto con le organizzazioni sindacali avrebbe sicuramente portato a proposte più eque e più puntuali. Da ultimo chiedo la vostra attenzione, ancora per poco, per alcune considerazioni di scenario, che non sostituiscono quanto ho detto dianzi ma in qualche modo si aggiungono; e credo che sia questa la sede per farle da parte del Governo.
La congiuntura economica internazionale e lo stato della finanza pubblica richiedono interventi seri e rigorosi, in grado di tenere fede agli impegni assunti in sede europea, accelerando il percorso di azzeramento del deficit e di riduzione del debito pubblico. Per quanto ci riguarda, tutto è aperto a tutte le scelte, senza pregiudiziali ideologiche o tecniche, sapendo che il quadrante della riforma sarà tra tasse, spese, patrimonio e debito. Nei nostri due programmi elettorali c’è l’ipotesi, è avanzata l’ipotesi di alienazione di parti importanti del patrimonio immobiliare. L’altro pezzo del quadrante è il patrimonio. Quell’80 per cento di ricchezza controllato da 700 milioni di soggetti è sceso al 50 per cento, mentre l’altro 50 per cento è controllato oggi da soggetti che hanno caratteristiche opposte rispetto ad essi: non sono unificati dallo stesso codice di governance (giusto o sbagliato, il vecchio G7 era molto più forte di quanto è adesso il G8). E credo che tutti noi la abbiamo: può essere una visione diversa dell’uno rispetto all’altro, ma credo che tutti noi sappiamo, e nel Paese si sa, che a questa altezza di tempo, in questo momento storico, è fondamentale avere anche una visione di quello che sta succedendo. Il mondo è dunque radicalmente cambiato in termini profondamente negativi, opposti rispetto alle prospettive che ci erano state prefigurate.
Noi crediamo di avere una visione culturale e politica, una visione sufficientemente vasta ed approfondita e – in qualche modo – anticipata per poter vedere e valutare cosa sta accadendo nell’economia globale, quali forze sono in campo, quali dinamiche sono in atto nel mondo e quale impatto hanno per questa via le crisi che stanno investendo l’Europa e l’Italia: la crisi alimentare, la crisi energetica, la crisi finanziaria, le crescenti tensioni geopolitiche. E invece, per quanto sia vero che noi dobbiamo rivolgerci all’Europa con un atteggiamento di non cedimento e che dobbiamo fare le battaglie giuste per il riconoscimento della qualità e anche della quantità (dobbiamo superare la politica delle quote), per quanto sia vero insomma che dobbiamo andare in direzione di un processo di evoluzione della politica agricola europea, guai a noi se demonizziamo l’Europa per non affrontare le vere responsabilità che abbiamo come istituzione, quelle cioè di contribuire a cambiare il modello di sviluppo dell’agricoltura italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È un impatto che, derivando dallo spostamento globale di enormi stock e flussi di ricchezza nel mondo, in Europa e in Italia, è quasi sempre regressivo ed erosivo – fino ad essere potenzialmente distruttivo – delle nostre strutture sociali.Pag.
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