Dario Perosa, 1920/1996 Pordenone Calcio – La storia dei “Ramarri”, Pordenone, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, 1996, ISBN non esistente. Fulvio Comin, Storia di Pordenone. Per diversi anni il Pordenone non cucì sulle maglie dei giocatori alcuno stemma, mentre su documenti e tessere sociali possono rintracciarsi esempi di utilizzo dell’acronimo F.C.P. L’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio, fu fatto prigioniero dalle truppe della Wehrmacht e trasportato in diversi campi di concentramento d’Europa: a Cernovizza (l’odierna Černivci, in Ucraina) insieme ad altri deportati italiani ex-calciatori riuscì a formare una squadra e a organizzare una sorta di “torneo dei lager”, vincendo 18 partite consecutive e superando anche una selezione di militari dell’Armata Rossa. Contemporaneamente, venne istituito anche un settore giovanile femminile, che comprendeva cinque squadre: Under 19, Under 17, Under 15, Under 12 e Under 10. Nella stagione 2021-2022, l’Under-19 femminile ha vinto il suo primo titolo nazionale. Il settore giovanile del Pordenone è attualmente composto dalle squadre Under 17, Under 16, Under 15, Under 14, due rappresentative di Esordienti, due di Pulcini, una di “Primi Calci” e una di “Piccoli Amici”. Per l’esiguo numero di squadre iscritte, il Direttorio per compilare i due gironi di Seconda e Terza Divisione dovette inserire anche le squadre riserve (B) e la Terza era composta da sole 3 prime squadre.

A seguito della rifondazione del club (estate 2004), lo stemma ufficiale è consistito in uno scudo ovale bianco con il nome del club impresso nella parte superiore, mentre in quella centrale trovava posto lo stemma della città (nelle stesse tinte del gonfalone comunale); nella parte inferiore due “ondine” arancio-blu, colori del club concittadino Don Bosco, che aveva ceduto il titolo sportivo al Pordenone. Nel 2006 lo scudo si riempie di pali neri e verdi, immutati gli altri elementi; nel 2014 lo stemma cittadino viene elaborato in diverse tonalità di argento. Partita con l’obiettivo della salvezza, la squadra metelliana resta, invece, a lungo in zona play-off, fallendo la qualificazione agli stessi soltanto nel finale di campionato, terminando, poi, sesta. Il Piacenza entra in gioco nei quarti, ma di fatto sono semifinali, piega con affanno l’Imolese, in finale c’è il Trapani, (0-0) al Garilli e (2-0) per i siciliani che salgono in Serie B, per il Piacenza secondo amaro boccone, di una stagione comunque oltre le aspettative della vigilia. Piacenza Sportiva 1933-34 · Piacenza Calcio 1978-79 · Dal 1998 fino al 2004, sulla maglia comparvero varianti consistenti in un ramarro stilizzato (inizialmente su fondo libero, poi inserito in un tondo suddiviso in pannelli pentagonali ed esagonali a formare un pallone da calcio) circondato dalla dicitura “Pordenone Calcio”.

Nel 1998 viene eliminata la pista d’atletica e certificata una capienza di 11.033 posti. Nel settembre 2024, il gruppo rock pordenonese dei Tre Allegri Ragazzi Morti pubblica il brano Urla forte Pordenone. Otto anni fa “scioperò” il Pordenone. Protagonista in neroverde nei primi anni Trenta fu Mario Pagotto, detto “Rino”: difensore arcigno classe 1911, originario della vicina Fontanafredda, nel 1937 si trasferì al Bologna, con cui vinse tre scudetti e il Torneo Internazionale dell’Expo Universale di Parigi (1937), maglia juve 2024 prezzo sorta di Champions League ante litteram. Nella stessa edizione esordisce la Serie D, con quattro pagine speciali, con i dati e gli scudetti delle squadre componenti dei nove gironi e le figurine dei loghi della Lega Nazionale Dilettanti e del Comitato Interregionale. Dal 2010 il Pordenone usufruisce del Centro sportivo Bruno De Marchi, ubicato in località Villanova di Sotto a Pordenone, per accogliere le sedute d’allenamento di tutte le selezioni societarie e le gare casalinghe delle squadre giovanili. Nei primi anni duemila il club salentino continua l’altalena tra A e B: nella stagione 2004-2005, in Serie A, sotto la guida di Zdeněk Zeman, chiude all’11º posto con il secondo miglior attacco del campionato (sempre in quella stagione è il club che, per la prima volta nella storia della Serie A, non retrocede pur avendo la difesa più battuta del campionato).

Con 336 presenze, Enrico Rigo è attualmente il giocatore più presente nella storia del club neroverde. Il primo giocatore piazza la palla attraverso la porta mentre l’altro ci corre sopra e tira a porta aperta. Allora scopri la nostra selezione dedicata all’abbigliamento ufficiale della Juventus e porta la tua fede calcistica nella vita di tutti i giorni. La mascotte ufficiale del club è il ramarro: l’intuizione si deve al decano dei giornalisti locali, Gildo Marchi (detto “il maestro”, scomparso nel 2004 all’età di 85 anni) che nei primi anni Sessanta soprannominò i neroverdi come i “Ramarri del Noncello”. Nella stagione 2020-2021 fu inizialmente adottato come campo casalingo lo stadio Nereo Rocco di Trieste, poi sostituito dallo stadio Guido Teghil di Lignano Sabbiadoro; qui i neroverdi rimasero fino al 5 marzo 2023, quando venne ultimato l’adeguamento dello stadio Omero Tognon di Fontanafredda (già usato come campo interno del Pordenone nei primi anni 2000 laddove il “Bottecchia” era inaccessibile) agli standard professionistici. Il Popolo del Friuli del 31 marzo 1945, p. Oltre alle tradizionali tre maglie da gioco, questa stagione in occasione del centenario è stata lanciata una nuova maglia celebrativa. Sul retro della maglia del centenario vi è inoltre lo sponsor Steel, lo sponsor tecnico rimane la Macron.