Davanti a questa situazione allarmante, per gli interessi dell’Italia sarebbe stato auspicabile un più ampio dibattito tra le forze politiche, soprattutto sul metodo e sulla ricetta proposta per curare il paziente. All’interno di questo Parlamento dovremmo prendere coscienza, al di fuori dei partiti politici, per cercare di fare gli interessi della collettività e capire che in Italia c’è un gruppo e un movimento che non è controllato da nessuno, che vuole cambiare le regole del gioco e che vuole essere fuori da questi schieramenti solo ed esclusivamente negli interessi padronali e baronali. Chiedo dunque, concludendo, che il Parlamento sia più vicino alla gente e che si dica la verità – pane al pane e vino al vino, come si suol dire – invece che fare ogni volta le parti in commedia in cui uno dice «a» e l’altro dice «z», perché questo è il gioco delle parti. Credo che faremmo un bel servizio ai cittadini italiani, se veramente si venisse qui a dire la verità e si potesse finalmente fare qualcosa di utile per questa nazione. Prendiamo, ad esempio, l’articolo 10 del decreto-legge ove si parla di promuovere interventi infrastrutturali: abbiamo dimenticato che, non più tardi di un mese fa, questo stesso Governo, pur di mantenere una promessa elettorale populista per esonerare i cittadini dal pagamento dell’ICI, ha ridotto le infrastrutture soprattutto nel sud?
Ma tale obiettivo, evidentemente, deve prevedere anche un momento di uguaglianza, di trattamento simile tra nord, centro e sud. Però, obiettivamente, credo che vi sia anche bisogno di rispetto per la dignità delle persone che si trovano in quest’Aula, a prescindere dal fatto che siano nella maggioranza o all’opposizione. Siamo di fronte all’health check: l’Europa discuterà della riforma di medio termine delle politiche agricole; Sarkozy ha inaugurato il semestre di presidenza francese, parlando di una rinnovata fase delle politiche agricole e delle politiche ambientali in Europa; Barroso al G8 ha fatto un richiamo all’impegno degli otto grandi Paesi a stanziare risorse in un fondo per le politiche agricole. Il primo vede scorrere i seguenti fatti: la presentazione alla stampa e all’opinione pubblica del Paese del decreto in questione, con l’annuncio dei tempi risicati di discussione ed approvazione in Consiglio dei ministri; in nove minuti e mezzo la manovra economica, che blinda per un triennio il bilancio dello Stato, viene approvata; l’annuncio che questa manovra approvata dal Consiglio dei ministri sarà risolutiva dei problemi italiani; le dichiarazioni fatte in alcune aule di Commissione circa la genialità degli ispiratori, degli estensori, dei protagonisti della nostra politica economica; gli stessi interventi dei relatori nell’ambito della discussione in Commissione, quasi sempre interventi puntuali e circostanziati per illustrare i contenuti del decreto approvato.
Certo, ci potrà essere la necessità di qualche correttivo e di qualche aggiustamento; anche queste regioni devono compartecipare, in misura equa e condivisa, al percorso di risanamento della finanza pubblica di questo nostro Paese. Possiamo anche ritenere – ed ovviamente saremmo contrari – che all’opposizione viene concesso di poter parlare su una manovra economica di questa portata magari alle due o alle tre di notte. Al contrario, questa manovra presenta elementi recessivi, taglia gli investimenti relativi all’innovazione e per le infrastrutture e deprime i consumi. Avverto tuttavia che, avendo la Presidenza richiesto elementi di informazione al Governo, la Presidenza non ha ancora esaurito il vaglio di ammissibilità. Voi avete fatto delle osservazioni che, tra l’altro, ritengo pertinenti (per cui risponderemo poi, nel merito, rispetto a tali osservazioni), però intanto prosegua il suo intervento. Non so se lei lo ricorda, io lo ricordo molto bene, ma quel TG1 del 2001 è passato alla storia: quegli istogrammi del Ministro dell’economia di allora hanno fatto la storia della comunicazione, nel senso che parlò di buchi che non c’erano. PRESIDENTE. Onorevole Palomba, parli al Presidente, nel senso che il Presidente ha dato una comunicazione all’Aula, e dunque lei si rivolga al Presidente.
Un dato non va trascurato in questa manovra: l’accanimento del Governo verso il Mezzogiorno. FEDERICO PALOMBA. E il Governo non mi sente? Governo che non c’è! Dunque, la questione è questa: voi non potete continuare a gestire così le prerogative parlamentari, violandole continuamente e costantemente. Insomma, dicevo, se ad esempio i comuni si trovano ad affrontare aumenti dei costi del 30 o del 40 per cento per luce o riscaldamento, è evidente che ciò va a gravare sul loro bilancio: dunque, avendo sempre meno soldi, è logico che essi devono andare a prenderli da qualche parte. Non solo, ponete la questione di fiducia, ancora una volta, nonostante l’ampia maggioranza e proponete un maxiemendamento che inserisce ulteriori norme da parte del Governo: una procedura arrogante e, perciò, irragionevole, una cultura istituzionale che strappa la Costituzione nella parte relativa alle procedure per la formazione delle leggi e, in particolar modo, gli articoli 72 e 77, una cultura del potere che stravolge la stessa ripartizione dei poteri, subordinando il Parlamento al Governo, con l’alibi che Berlusconi è stato eletto dal popolo e non dal Parlamento e, perciò, non può essere nemmeno processato. Pertanto, come il Presidente ha preannunciato questa mattina, magliette del napoli gli interventi in sede di discussione sulle linee generali avranno inizio solo nel momento in cui il maxiemendamento sarà licenziato e portato a conoscenza dei gruppi.