È esautorare il Parlamento chiedere di ridurre i tempi? È esautorare il Parlamento chiedere che il Parlamento, rispetto a una situazione importante e drammatica di emergenza, possa iniziare a rivedere i propri tempi, riducendo i tempi di approvazione e di discussione. Credo che su questo dovremmo fare, senza pregiudizi, una riflessione seria, che ci deve far capire che anche il Parlamento, anche i Regolamenti, anche la funzione del Parlamento stesso devono cambiare rispettoPag. «Una cosa indegna. Anche un dilettante avrebbe vinto fermando Zidane» Durissimo sfogo di Berlusconi contro le scelte del c.t. Infine, sul decreto-legge che stiamo esaminando oggi, non posso che esprimere una profonda insoddisfazione per le scelte che fate, ma anche per quelle che non fate, che non riusciamo francamente a leggere. Perché a me un’idea di quello che voi pensate francamente comincia a venire e l’ho letta attraverso le scelte che avete fatto prima nel cosiddetto provvedimento sull’ICI e sugli straordinari, poi nel DPEF e che confermate oggi in questo ennesimo decreto-legge. Per adesso, però, il problema non esiste, contrariamente a ciò che confermano gli ultimi dati OCSE, che assegnano all’Italia la maglia nera quale Paese europeo con il più basso indice di donne occupate: la stessa maglia nera guadagnata, nel campo degli investimenti, per la scuola e per la ricerca, ignorate completamente dal decreto-legge in discussione.
La centralità della crescita: oggi, i dati evidenti di una crescita attestata allo 0,5 per cento ci preoccupano. Il provvedimento in oggetto riconsegna al Paese un’idea di crescita e di poter superare l’attuale difficoltà legata alla congiuntura internazionale, ma tenendo presente alcuni punti fermi: quello della famiglia, ad esempio, maglia napoli 24/25 su cui si è intervenuti. MAURIZIO LUPI. Altrimenti, onorevole Di Pietro – lo dico anche all’onorevole Tabacci, con la stima che anch’io ho per lui – l’onorevole Tabacci oggi non avrebbe potuto dire, con tutta la forza giusta e la passione che ci ha messo e anche con idee diverse, che, per esempio, noi abbiamo adottato un provvedimento che lui ritiene sbagliato e che noi, invece, riteniamo giusto, maglia napoli 24/25 che è quello recante l’abolizione dell’ICI. Credo che il contenuto più forte del suo intervento sia proprio questo, che l’onorevole Tabacci ha cercato di esemplificare. Lo ha affermato con forza l’onorevole Tabacci. Si sapeva che la congiuntura economica non era delle migliori, che la strada era piena di intoppi e di buche. È anche per questo motivo che nella scorsa legislatura si era tentato di modificare la sessione di bilancio per renderla più aderente all’idea di democrazia decidente cui tutti siamo affezionati.
Ma, anche in questo caso, con qualche opacità, con qualche furberia, nel senso che, se è vero che secondo questa norma dovrebbero essere finalizzati alle spese di giustizia piuttosto che a quelle di sicurezza pubblica, non vi è una specifica allocazione di risorse su questi due capitoli, perché si mantiene un’alternativa aperta per quanto riguarda la destinazione di questi fondi al bilancio dello Stato. ». Qui facciamo il contrario: i 100 miliardi di risorse strutturali sono risorse aggiuntive comunitarie, definite nel 2006 per il periodo 2007-2013. Soprattutto, poi, sono risorse comunitarie: è preoccupante quello che il Ministro dell’economia ha detto oggi quando ha considerato le risorse che tornano da Bruxelles come risorse nostre (e non lo sono: la quota IVA che va al finanziamento dell’Unione Europea è una quota che è parte integrante del funzionamento comunitario), perché se culturalmente noi consideriamo quelle risorse come nostre, affermando che devono poi tornare, significa che non crediamo nell’Europa e nel processo di costruzione reale dell’Unione Europea. Il messaggio che viene lanciato a tutti – la semplificazione politica adottata, ahinoi, anche con il «taglio» di una parte importante rappresentata anche della sinistra che, in qualche modo, è presente anche nel corpo elettorale della Lega Nord è quello della necessità di dividerci fortemente su alcuni temi, ma di ritrovare l’unità.
Il nord ha lanciato un messaggio importante con il federalismo fiscale. Pur essendo un convinto sostenitore del federalismo – vivo da trentacinque anni in Svizzera, dove vige una delle forme più antiche di federalismo -, vorrei ricordare al Ministro Tremonti che spesso il Leviatano, il mostro burocratico di hobbesiana memoria, è assiso sul campanile. Appare che noi, in fondo, non crediamo nel valore delle istituzioni, che ci interessano affinché la gente, quanti ci ascoltano fuori, siano convinti delle nostre idee. Svolgo un’ulteriore osservazione, perché questo è un punto su cui molti parlamentari e gruppi politici stanno discutendo in questi giorni, nelle riunioni delle Capigruppo e nel confronto tra maggioranza e opposizione, anche fuori dal Parlamento. Pertanto, quando lei, onorevole Di Pietro, afferma che in sessanta giorni, otto settimane di lavoro intenso (lo dico a tutti noi), questo Parlamento si è occupato solo dell’interesse del Presidente del Consiglio o di giustizia, commette un errore e lo sa bene. Il contributo che il Parlamento può dare al proprio ruolo viene meno solo perché si dà meno tempo o, nella storia del Parlamento, abbiamo visto che il tempo a disposizione non è certamente sinonimo del fatto che il Parlamento conti di più?