Lamenta il Procuratore ricorrente che l’ordinanza impugnata, nell’affermare la mancanza di prova della contraffazione degli articoli in sequestro (per lo più magliette delle squadre di calcio Juventus, Inter, Milan, Roma nonché estere), aveva omesso di considerare l’integrazione di perizia del 19.2.2018 prodotta in udienza, da cui emergeva la non autenticità degli articoli posti in sequestro e l’idoneità degli stessi a trarre in inganno l’acquirente. Si tratta comunque da parte del Dipartimento del Tesoro della iniziativa più forte dell’ultimo anno, che colpisce 19 Individui e 5 strutture, compresi i servizi di intelligence russi, la maggior parte dei quali emersi proprio dall’inchiesta del procuratore speciale. Chissà se il deep state che vede come unico nemico Donald Trump, e oggi agisce nella persona del procuratore speciale Robert Mueller tirando per i capelli una inchiesta che avrebbe dovuto essere conclusa da tempo con un nulla di fatto, si rende conto che siamo davvero sull’orlo della cold war numero 2, i cui effetti potrebbero essere non solo pesanti per l’economia e la politica di tutto il mondo, perfino catastrofici? Chissà se i giornali e media americani e I loro imitatori italiani si rendono conto che c’è ben altro da andare a investigare e su cui fare titoloni che non un possibile e mai provato ruolo della Russia nella campagna elettorale presidenziale del 2016, o di strologare sui cambiamenti di ministri, visto che qui si tratta eventualmente di attentati alla democrazia, agli Stati, di regolamenti di conti mafiosi in territori di sovranità altrui che, se provati, fanno impallidire il più rocambolesco film di spionaggio?
E’ tutto qui il problema che oggi si affronta, ovvero un nuovo squilibrio mondiale che già ha portato guai tremendi ed e’ ora foriero di chissà quali disgrazie, di fronte al quale un’ America non più egemone si ritrova da sola, e stendiamo un velo di pietoso silenzio sulle miserie dell’Europa. Quando non sono che ombre confuse nella nebbia, come in un rito religioso, in un silenzio di erbe e lune grigie, Pasolini viene massacrato. Mi limito ad alcune indicazioni generiche: l’infanzia di Pasolini e la partecipazione di suo fratello alla Resistenza; una partita di calcio fra la troupe pasoliniana di Salò e quella bertolucciana di Novecento; la morte di Pasolini; lo scandalo del calcio scommesse del 1980; il Mundial del 1982. Attorno a queste date e a questi eventi si sviluppano le storie dei personaggi principali, di cui Garlini ricostruisce biografie più o meno sviluppate nei particolari, ma che passano sempre per i punti critici della vita umana: l’infanzia, l’adolescenza, la maturità e, per alcuni, la morte. D’altra parte, però, non manca una rappresentazione molto cruda e diretta della negatività da cui nascono gli slanci idealizzanti di cui sopra: la vita misera e violenta delle periferie di trent’anni fa; la cattiveria atroce dei poveri e quella travestita da trasgressione dei ricchi; la sanguinarietà del potere e del terrorismo; lo sgomento e il senso di colpa di fronte all’insensatezza della vita e della morte.
I personaggi sono molto umani quando si muovono nelle bolge infernali della miseria e della violenza, mentre assumono posture un po’ ieratiche e imbalsamate quando si incamminano verso il paradiso. È un percorso ad ostacoli, dove si affacciano più personaggi in una storia che, iniziata nel marzo 1975 a Parma, si conclude nell’ottobre 1982 a Ronda, con una postilla torinese nove anni più tardi. In Fútbol bailado c’è un personaggio che racconta al modo dell’uomo del sottosuolo, pur senza comparire mai: al di sopra del protagonista (omonimo dell’autore) e delle narrazioni autonome degli altri personaggi (fra i quali Pasolini, un calciatore mistico, un artista innamorato della luce, un cupo terrorista nero idealista, San Francesco, una pletora di figuranti) c’è questo “autore implicito”, un’entità estranea alla storia narrata ma in possesso di tutte le sue chiavi interpretative. La materia narrata a volte assume un valore simbolico che definirei senz’altro religioso, trasformandosi in una vera e propria agiografia di un’umanità santa e perfetta che vive più nei sogni e nelle speranze dell’autore (implicito o meno) che nella realtà: il fútbol bailado eponimo, una sorta di calcio comunitario giocato con francescana gioia e purezza di spirito nelle piazze dei paesi; un’installazione perfettamente riuscita che suscita nei visitatori di una mostra sentimenti di pace universale e appartenenza spirituale a un’ipotetica comunità umana; la nascita di un figlio dall’unione in camera caritatis tra l’artista e il calciatore-mistico morente.
L’acquirente ha capito l’importanza di un oggetto che, negli anni a venire, sarà destinato a crescere di valore. Mettiti comodo, prenditi qualche minuto per leggere attentamente questo tutorial e vedrai che, in men che non si dica, avrai tra le mani la maglia dei tuoi sogni, pronta per essere indossata. Nazidanie parte dai due calci di rigore speculari e opposti: da una parte quello messo a segno da Zinedine Zidane al settimo minuto del primo tempo – fantasma sia perché il fallo di Materazzi (già, Materazzi) probabilmente non c’è mai stato, sia per la sua dinamica traversa-goal-fuori che tanto aveva illuso il Fabio Caressa di “Non è goal! Avanti e indietro nel tempo il lettore è accompagnato dolcemente, quasi tenuto per mano affinché non si smarrisca. Quindi si il disagio per me è notevole in questo tempo di seconda mano. Un’incredibile finale. Tanto per cominciare in campo ci sono due squadre di seconda serie, seppure nobili decadute: gli Hibs appunto e i Rangers, precipitati quattro categorie di sotto causa irregolarità finanziarie e impegnati in una risalita che si rivelerà più difficile del previsto. Sotto la guida dell’ex difensore del Tottenham, Banks esordì il 6 aprile del 1963 in quel di Glasgow contro la Scozia, in un amichevole che vide l’Inghilterra sconfitta per 2-1 ma che comunque convinse il tecnico ad affidare a Banks la maglia numero 1 della Nazionale nei 3 anni successivi fino al mondiale inglese.