Corso gioca un calcio in poesia, ma non è un “poeta realista”: è un poeta un po’ maudit, extravagante. Per spiegarmi, darò – anticipando le conclusioni – alcuni esempi: Bulgarelli gioca un calcio in prosa: egli è un “prosatore realista”; Riva gioca un calcio in poesia: egli è un “poeta realista”. Era stato Dio ad aver scelto per lui. Nel libro Calcio, una religione alla ricerca del suo dio (ed.Frassinelli 1998) – un libro scritto in occasione dei Campionati Mondiali di Francia – Manuel Vázquez Montalbán, tra un’osservazione tecnica sul campionato spagnolo e uno sberleffo agli odiati dirigenti, formula preziose osservazioni sul rapporto tra calcio e letteratura: «Sono stati soprattutto gli autori latino-americani a trasformare il calcio in una moderna forma di epica. E allo stesso modo in cui Paesi come il Brasile e l’Argentina esportano giocatori in tutto il mondo, l’epica calcistica di autori come Eduardo Galeano e Osvaldo Soriano è stata esportata in tutto il mondo.

In questi autori c’è una naturalezza, una semplicità che manca del tutto negli scrittori europei. Robert Hubbard e Ken Houston sono stati inseriti nella Pro Football Hall of Fame rispettivamente nel 1963 e nel 1986. Hubbard ha iniziato la sua carriera calcistica professionistica negli anni ’20, trascorrendo due anni come guardalinee con i New York Giants prima di trasferirsi ai Green Bay Packers nel 1929. Ha trascorso nove stagioni nel calcio professionistico, guadagnandosi riconoscimenti per le sue impressionanti capacità difensive e offensive. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio del dribbling, del pallonetto. Ha detto Adriano Sofri: “Se avessi il materiale disponibile, e mi sentissi all’altezza, proverei a scrivere una storia del mondo sotto la specie del pallonetto. Mi pare che questa idea del pallonetto sia la più promettente idea post-moderna, per tutte le strategie compresa la strategia politica». Di sicuro quel mattino annodandosi la cravatta non prevedeva questa piccola occasione per scalmanarsi, ma quando essa si è presentata non ha avuto bisogno di prepararsi o cambiarsi, e neppure di togliersi la giacca.

Quando andò in Cile per i mondiali, si trattenne più di un mese in Sudamerica per far visita agli azzurri che vivevano laggiù: Orsi, Monti, Guaita, De Maria, un pellegrinaggio tra i suoi ragazzi. Un gruppo di facinorosi, appartenenti agli ultras metelliani, armati di cinghie e oggetti contundenti, ha invaso il terreno di gioco, raggiungendo il settore occupato dai sostenitori reggini, scagliando oggetti e fumogeni all’indirizzo delle forze di polizia e dei tifosi avversari e tentando di venire a contatto con i sostenitori della compagine calabrese. Oggi in Italia, ma non solo, è in atto un tentativo di repressione da parte degli enti governativi che tendono a porre fine ai movimenti ultras. Tuttavia intendiamoci: la letteratura italiana, specie recente, è la letteratura degli “elzeviri”: essi sono eleganti e al limite estetizzanti: il loro fondo è quasi sempre conservatore e un po’ provinciale… I “fonemi” sono dunque le “unità minime” della lingua scritto-parlata.

Ho detto infatti qui sopra come ogni lingua si articoli in varie sottolingue, in possesso ciascuna di un sottocodice. Vogliamo divertirci a definire l’unità minima della lingua del calcio? Ebbene, anche per la lingua del calcio si possono fare distinzioni del genere: anche il calcio possiede dei sottocodici, dal momento in cui, da puramente strumentale, diventa espressivo. Anche Mazzola è un elzevirista, che potrebbe scrivere sul “Corriere della Sera”: ma è più poeta di Rivera; ogni tanto egli interrompe la prosa, e inventa lì per lì due versi folgoranti. Tra i passaggi e gli stop si facevano due chiacchiere. I “podemi” sono ventidue (circa, dunque, come i fonemi): le “parole calcistiche” sono potenzialmente infinite, perché infinite sono le possibilità di combinazione dei “podemi” (ossia, in pratica, dei passaggi del pallone tra giocatore e giocatore); la sintassi si esprime nella “partita”, che è un vero e proprio discorso drammatico. Chi non conosce il codice del calcio non capisce il “significato” delle sue parole (i passaggi) né il senso del suo discorso (un insieme di passaggi). I cifratori di questo linguaggio sono i giocatori, noi, sugli spalti, siamo i decifratori: in comune dunque possediamo un codice. Sono stati i militari della compagnia di Gallipoli, nella fattispecie, ad effettuare una perquisizione in un centro di raccolta di scommesse, che non godrebbe delle necessarie autorizzazioni.