Il nostro più grande successo deriva dall’alta professionalità nell’applicazione di nomi e numeri su tutte le magliette di calcio. 1953, proseguirà con successo fino al 1990 (anche se la “R” scomparve dalle maglie biancorosse già nel 1989), ben oltre la legalizzazione delle sponsorizzazioni in Italia, e finendo per radicarsi stabilmente nella tradizione sportiva berica. I prezzi elevati delle repliche hanno portato anche a molti tifosi ad acquistare magliette false, importate da paesi come la Thailandia e la Malaysia. Dal torneo 2014-2015, anche la Lega Serie A permette l’inserimento di un ulteriore terzo sponsor commerciale sulla maglia delle dimensioni massime di 200 cm², il cosiddetto back sponsor, da posizionarsi nel retro della divisa, alla base dei numeri di gioco. Infine lo spazio dedicato al back sponsor è stato portato a 200 cm², mentre quello sui pantaloncini a 100 cm². Inoltre sempre per quanto riguarda lo sponsor tecnico, non vi è più il vincolo di esporre sulle maglie quello del fornitore ufficiale, bensì le squadre possono accordarsi con uno sponsor tecnico diverso. Venne inoltre concesso al fornitore tecnico di apparire in una delle nuove diverse forme: sulla maglia può apparire come una striscia di larghezza non superiore a 10 cm sul fondo della manica (sinistra e destra) o lungo la cucitura esterna di ciascuna manica o lungo la cucitura esterna della maglia (dal giromanica al fondo della maglia); sui pantaloncini come una striscia di larghezza non superiore a 10 cm sull’orlo inferiore (gamba sinistra e destra) o lungo la cucitura esterna (gamba sinistra e destra); sui calzettoni come una striscia di larghezza non superiore a 5 cm sul bordo superiore di ciascun calzettone o sulla parte superiore della caviglia.
Quanto a nuovi esperimenti, nell’annata 2000-2001 la Juventus tentò, dopo la Fiorentina tre anni prima, a proporre una maglia recante due marchi pubblicitari, seppur (come fatto a suo tempo dal Perugia) “mascherando” il secondo sponsor in una fornitura tecnica: al posto del logo del fornitore delle divise, Lotto, fu infatti inserito quello di un secondo marchio commerciale, CiaoWeb. Gli sponsor delle squadre, sia tecnici sia commerciali, fanno la loro comparsa anche su altri indumenti quali pettorine, giacconi e berretti eventualmente indossati da giocatori, allenatore e staff seduti in panchina, oltre che sulle panchine stesse e sui cartelloni pubblicitari posti appositamente nelle zone delle interviste pre e post partita e anche delle conferenze stampa, facendo quindi da sfondo a quest’ultime. 1998 grazie a una normativa della Lega, attraverso cui fu data la possibilità alle società di utilizzare diversi sponsor per diverse competizioni, e quindi di alternare fino a cinque marchi commerciali sulle proprie divise: due per il campionato (scegliendo l’opzione andata-ritorno o casa-trasferta, mentre negli anni a seguire verrà introdotta anche l’opzione prima-seconda-terza maglia), uno per la Coppa Italia, uno per la Supercoppa di Lega e uno per le coppe europee (normativa valida anche per gli sponsor tecnici). Nel campionato di Serie A 1995-1996, la Juventus fu il primo club italiano a proporre una maglia recante un composit sponsor, ovvero due marchi pubblicitari assieme: grazie alla possibilità di inserire, nello spazio sul petto, sia il nome dello sponsor stesso sia il suo logo, la società bianconera abbinò sulle proprie divise da gioco il marchio dell’azienda Sony a quello del suo prodotto MiniDisc.
La stagione 1978-1979 fu dunque la prima a permettere alle squadre italiane, in corso d’opera, di esporre sulle proprie divise da gioco un marchio commerciale, seppur molto piccolo e riguardante unicamente il settore tecnico: in totale, 13 squadre su 16 di Serie A sfruttarono questa possibilità. Cirio) per le partite di campionato e per quelle delle coppe europee; nella stessa annata, in Serie A, anche il Piacenza adottò una similare strategia, approntando un marchio pubblicitario per le partite in casa e un altro per quelle in trasferta. Tra gli anni 1990 e 2000 si assistette a una nuova escalation per quanto concerne lo sviluppo delle sponsorizzazioni pubblicitarie nel calcio italiano. Tuttavia quando questa è entrata in vigore, alcune società e leghe avevano già in essere accordi con aziende operanti nel campo del betting, motivo per cui è stata concessa una deroga, valida fino al 14 luglio 2019, oltre la quale i club hanno interrotto i contratti di sponsorizzazioni ormai vietati. In ogni caso, ciò che è chiaro è che il club continuerà a indossare un kit PUMA nel classico colore blu chiaro con dettagli bianchi. T-shirt e maglie a maniche lunghe riproducono infatti i colori, i simboli e i dettagli degli indumenti dei club più famosi al mondo, mentre i materiali morbidi ed elasticizzati e le tecnologie che regolano la temperatura, come HEAT.RDY, maglia barcellona 2023 rendono questi capi ideali per essere indossati comodamente in qualsiasi occasione.
La nazionale maggiore espose per la prima volta lo sponsor tecnico il giorno seguente, in occasione dell’amichevole con la Norvegia. Con la stagione 2011-2012, le regole della Lega Serie A permettono alle squadre di riservare, unicamente ai marchi pubblicitari sulla parte frontale della casacca, uno spazio di 350 cm² (con un limite di 250 cm² per un singolo sponsor). Dalla stagione 1999-2000, per la Coppa Italia fu concesso alle squadre di alternare l’eventuale sponsor scelto per la competizione con quello usato in campionato: tra le opzioni per l’alternanza degli sponsor in Coppa Italia vi è quella casa-trasferta, o quella di alternare i due sponsor in base al turno della competizione. Dalla stagione 2023-2024 compare un secondo sponsor commerciale, Tigotà, apposto sul retro della divisa all’altezza delle spalle. Cos’è questa moda delle maglie da calcio per uscire? Europa orientale hanno continuato a indossare i kit che sono stati ritenuti fuori moda altrove.
Per ulteriori informazioni su seconda maglia barcellona visitate il nostro sito.